
La Romagna di fine ‘800 non riusciva a nutrire la sua gente e fame, malattie e prepotenze schiacciavano la gente e rubavano i sogni e le speranze di tutti. Emigrare era un azzardo ma, almeno, lasciava socchiusa la piccola porta della Speranza.
Tra il 1860 e il 1885 furono registrate più di 10 milioni di partenze dall’Italia. Nell’arco di poco più di un secolo un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione che vi era al momento della
proclamazione del Regno d’Italia (23 milioni nel primo censimento italiano) si trasferì in quasi tutti gli Stati del mondo occidentale e in parte del Nord Africa.
Questa è la storia di uno che ce ‘ha fatta, è la storia di Wander.
Wander è, in qualche modo, l’emblema del principio del Novecento, con i suoi meravigliosi slanci vitali e la progressione inarrestabile del progresso scientifico e tecnologico e insieme con le sue contraddizioni feroci, che portano milioni di persone, tra cui tantissimi italiani, a emigrare alla ricerca di fortuna e libertà. La nascita delle megalopoli, l’evoluzione dei motori, l’arrivo per tutti dell’elettricità sono elementi che non segnano solo uno sviluppo materiale, ma che per lungo tempo sembrano indicare una inarrestabile marcia
di civiltà, verso un progresso indefinito e foriero di benessere per tutti.